Mentre il decreto carceri è già stato approvato al Senato e si appresta ad arrivare alla Camera, dalla Procura di Perugia emergono i dati del monitoraggio relativo ai detenuti con problemi psichiatrici e/o di tossicodipendenza. Si tratta del primo atto dopo il protocollo firmato con le due Asl per provare a garantire detenzioni alternative ai detenuti che necessitano di assistenza speciale.
“Alla data del 31 luglio- sottolinea il procuratore generale Sergio Sottani emerge una realtà alquanto preoccupante dal punto di vista del numero di detenuti affetti da problemi di tossicodipendenza e psichiatrici, quindi soggetti potenziali destinatari del recente Protocollo”. I dati a livello regionale segnalano che un terzo della popolazione detenuta (422 su 1141) ha problemi di tossicodipendenza, circa un decimo (157) ha problemi psichiatrici e poi c’è una percentuale minore che li ha entrambi.
I dati a Perugia e Spoleto
Presso la Casa Circondariale di Perugia, a fronte di 461 detenuti totali, 215 presentano problemi di dipendenza, di cui 67 anche con patologie psichiche; 22 sono i detenuti con patologie psichiche non tossicodipendenti. Nella struttura di Maiano a Spoleto, con 461 reclusi, risultano 40 tossicodipendenti; 5 i detenuti affetti da disturbi psichiatrici.
I dati a Terni e Orvieto
Nella Casa Circondariale di Terni, che ad oggi conta 561 reclusi, i detenuti affetti da problemi psichiatrici sono 95 di cui 30 realmente psichiatrici e i restanti 65 affetti da disturbi minori. I detenuti in terapia psicofarmacologica attualmente sono 300; quelli tossicodipendenti 136 di cui 15 con doppia diagnosi. I detenuti in terapia sostitutiva (metadone) sono 14. Infine, nella Casa di reclusione di Orvieto, a fronte di 119 condannati, 61 sono i detenuti seguiti dal Serd (Servizio per le dipendenze) di cui 6 in terapia con metadone; 35 quelli affetti da disturbi di tipo psichiatrico, di cui 2 con disturbo psicotico grave.
Un tema caldo sempre aperto
Il tema è stato rilanciato ad Amelia dalla visita del sottosegretario alla presidenza del consiglio Alessandro Morelli a Molino Silla, trovando in questo sponda nel direttore Giampaolo Nicolasi, ma i sindacati sono stati più volte i sindacati ad insistere sull’argomento, sollecitando proprio sull’importanza di allestire le Rems (residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza), assenti in Umbria e comunque di svuotare le carceri, trovando soluzioni alternative per quei detenuti con problemi che devono scontare pene fino ad un anno. Le proteste delle camere penali e le recenti denunce del Garante dei Detenuti dovrebbero essere già sufficienti per aprire gli occhi.
Ma Sottani ci mette il carico: “Nella nostra regione, sulla base delle informazioni fornite dal Ministero della Giustizia, Dipartimento giustizia minorile e di comunità, Ufficio distrettuale di esecuzione penale esterna di Perugia, ad oggi risultano distribuite in tutto il territorio ben 29 strutture idonee ad ospitare detenuti che presentano le problematiche previste dal Protocollo. Tra queste, 15 vengono classificate come Comunità terapeutiche; 2 sono Comunità terapeutiche doppia diagnosi e le restanti Comunità terapeutiche per soggetti psichiatrici”. Dunque, è il senso dell’intervento, sarebbe ora di agire.