“È fatto divieto del genere femminile”. Così si legge nel disegno di legge del senatore leghista Manfredi Potenti, che vuole vietare l’uso del femminile per i titoli istituzionali e professionali. Vogliono cancellare la nostra identità e farci fare dieci passi indietro nella lotta per la parità di genere. Io ho avuto l’onore di essere eletta vostra #sindaca, la prima donna a ricoprire questo ruolo nella nostra città. Fin dalla mia campagna elettorale, ho usato il termine sindaca, e sono certa che su questa battaglia contro un ddl barbaro non ci risparmieremo. Continuerò a farmi chiamare sindaca, la lingua italiana ci permette di declinare titoli e professioni al femminile e non vedo il motivo per cui non continuare a usare tutte le varianti”
Risponde così, con un post social, la sindaca di Perugia Vittoria Ferdinandi, alla proposta di legge del senatore Manfredi Potenti di vietare l’uso del genere femminile nei documenti ufficiali pubblici, con multe fino a 5000 euro per chi lo usa. Secondo il senatore “Siamo di fronte, a personalismi non invocati dall’ordinamento il quale correttamente deve pretendere che gli aspetti privati di chi esercita funzioni pubbliche rimangano accantonati. Una decisione assunta da una ‘sindaca’ potrebbe essere addirittura impugnabile poiché non prevista dal nostro ordinamento”
La Ferdindandi definisce la proposta “retrograda e ridicola” e posta la foto della porta del suo ufficio dove compare la scritta sindaca. Una proposta, quella del senatore leghista, che è stata sconfessata dalla stessa Lega. Il segretario e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini non ne era al corrente, e alcuni dirigenti della Lega si sono infastiditi: per questo nella tarda mattinata di lunedì il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, ha chiesto a Potenti di ritirare il disegno di legge, considerandolo fuori linea rispetto all’orientamento del partito.