In Umbria Tari alle stelle: aumenti fino al 9 percento nei prossimi due anni

La decisione di non accogliere l'ulteriore rivalutazione inflattiva ha portato alla decisione di Gesenu di ricorrere al Tar della Lombardia

Tari

Gli effetti dell’inflazione degli ultimi anni si faranno sentire sui costi della TARI in Umbria, prevedendo aumenti tra il 5 e il 9% per i prossimi due anni. Tuttavia, l’Autorità Umbra per i Rifiuti e l’Idrico (AURI) ha ridotto gli incrementi proposti dai gestori di circa 8 milioni di euro, seguendo una rigorosa revisione dei costi.

Durante l’approvazione del PEF 2024/2025, il Consiglio direttivo dell’AURI, utilizzando il metodo ARERA (Autorità di Regolazione di Energia Reti e Ambiente), ha stabilito una rivalutazione monetaria pari al 13.7% basata sui costi del 2022, periodo di significativa inflazione. Antonino Ruggiano, presidente dell’AURI, ha illustrato come l’adeguamento tariffario sia influenzato da un ritardo strutturale: i costi dell’inflazione del biennio 2022/2023 influenzano le tariffe del 2024 e 2025.

“In questo contesto, l’Autorità ha esaminato con attenzione i costi rendicontati dai gestori, procedendo, in alcuni casi, al taglio di costi non strettamente legati alla gestione delle varie concessioni,” ha dichiarato Ruggiano. Queste operazioni, alcune concordate con i gestori e altre imposte d’ufficio dopo dettagliate istruttorie, hanno permesso importanti recuperi di spesa.

Nonostante la complessità dei calcoli e le variazioni dei costi previsti per i singoli comuni, l’AURI ha calibrato l’aumento delle tariffe TARI per il 2024 tra il 5% e il 9%, con una riorganizzazione dei costi non riconosciuti che verranno rimodulati nel 2025 e negli anni successivi. Questa metodologia è conforme alle direttive ARERA e mira a una gestione equilibrata delle risorse finanziarie a disposizione.

L’approccio adottato ha anche prevenuto una nuova richiesta di aumento inflattivo per il 2022 su 2023, dato che una riapertura straordinaria dei PEF TARI nel 2023 aveva già gestito le esigenze di quel periodo. La decisione di non accogliere l’ulteriore rivalutazione inflattiva ha portato alla decisione di Gesenu di ricorrere al Tar della Lombardia, segnalando un continuo dibattito sull’equilibrio tra necessità operative e sostenibilità finanziaria in un periodo di significative pressioni economiche.

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