La giustizia ha messo nel mirino una coppia di Foligno, accusata di praticare l’usura su un livello assai grave. La Cassazione ha infatti confermato il sequestro, finalizzato alla confisca, di una cifra superiore ai 250mila euro, ponendo un sigillo di legittimità su un’azione giudiziaria che punisce severamente le pratiche di prestito a tassi eccessivi.
La coppia, trovata in possesso di 258.560 euro derivanti da attività di usura, aveva tentato di ribaltare l’accusa presentando ricorso contro il sequestro preventivo. La loro difesa si è articolata attorno all’argomentazione che la somma in questione non fosse il frutto di un prestito ad usura, bensì il risultato di un’operazione finanziaria ad alto rischio, apparentemente concordata tra le parti.
Tuttavia, gli argomenti della difesa non hanno trovato terreno fertile presso i giudici di Cassazione, che, confermando le valutazioni del Tribunale di Spoleto, hanno giudicato “attendibile la narrazione della persona offesa”, escludendo qualsiasi intento calunnioso da parte della vittima e riconoscendo la gravità delle minacce subite. Elementi chiave nella decisione sono stati le testimonianze, una conversazione registrata e consegnata alle autorità, gli accertamenti bancari effettuati dalla Guardia di Finanza e l’individuazione di un tasso di interesse annuo del 30%, inequivocabilmente usuraio.
Il verdetto si è così concluso con la conferma del sequestro del capitale, a cui si aggiunge la condanna della coppia al pagamento di una somma di 3mila euro a favore della Cassa delle ammende, sancendo un chiaro messaggio contro le pratiche usuraie e a tutela delle vittime di tali reati.