Credito e prestiti: in Umbria concessi solo al 21 percento delle donne

L'indagine della Fabi: ancora molto alta la disparità di genere anche sul fronte bancario: regione poco sopra la media nazionale, ma nell'ultimo trimestre del 2023 è stata la peggiore del centro Italia

Anche sul fronte del credito, c’è molto da lavorare per raggiungere la parità di genere. Lo svela una indagine della Fabi, Federazione Autonoma Bancari Italiani secondo la quale nel 2023 la percentuale di crediti concessi alle donne è pari al 20,1 percento del totale, ovvero 14 punti in meno rispetto agli uomini, per un gender credit gap da 70 miliardi: 95 miliardi concessi alle donne e 164 agli uomini su 474 miliardi totali con 216 miliardi di cointestazioni.

L’Umbria in questo quadro si posiziona al centro della classifica, in media con il dato nazionale: decima con il 21,19 percento fra le Marche e l’Emilia-Romagna. Le regioni peggiori sono Campania, Puglia, Veneto, Sicilia, Basilicata, Lombardia, Piemonte e Calabria, dove il credito concesso alla clientela femminile non supera la media nazionale di circa 20 percento; mentre ai primi tre posti ci sono Valle d’Aosta (25 percento), Sardegna (23,2) e Lazio (22,9).

A marcare la differenza nella concessione del credito sono dovunque: tasso di occupazione più basso, stipendi e pensioni ridotte, contenuta attitudine al rischio, minori dotazioni patrimoniali (immobili in particolare) necessarie per le garanzie bancarie.

Prestiti bancari: male l’Umbria

Ancora peggiore la situazione se guardiamo il dato puro economico. L’Umbria è all’ultimo posto fra le regioni del centro Italia per cifre concesse nel terzo trimestre del 2023 alle donne. 1.167.000.000 di euro, molto meno delle Marche ma soprattutto di Toscana e Lazio, entrambi in doppia cifra (ai maschi invece sono stati concessi 1,9 miliardi con 2352 cointestazioni per una differenza di 822.000 euro).

I clienti delle banche

Fabi analizza anche la tipologia di clientela delle banche: sui 71.886 clienti che si sono rivolti agli istituti di credito in Umbria nel terzo trimestre dell’anno scorso, le donne sono 17.312 alle quali si aggiungono 26.680 cointestazioni.

Lando Maria Sileoni, presidente di Fabi, sottolinea: “La parità di genere passa anche dall’accesso al credito, che è una leva per soddisfare aspirazioni e progetti. Per cui la disuguaglianza finanziaria corre il rischio di differenziarne la realiazzione.  La distanza tra credito e donne non divide l’Italia in due ma ne amplia la discriminazione di genere e se l’inclusione finanziaria rappresenta ancora un pilastro per la crescita economica e sociale del Paese, anche il fattore “denaro” deve fare la differenza. In tutta Italia, invece, si riscontra una ampia disparità tra uomini e donne nell’accesso al credito bancario. È un problema che nasce in banca, ma non è responsabilità delle banche se, purtroppo, esistono queste differenze, che nascono da lontano, da ragioni sociali e anche culturali”. Sileoni fa riferimento al gender paygap, ancora molto forte, che ovviamente si riverbera anche sulle pensioni e ad una difficoltà chiara per le donne di conciliare vita e famiglia: “La parità di genere – dice Sileoni – non deve restare solo uno slogan, ma deve partire concretamente dall’inclusione finanziaria. Le banche, dal loro punto di vista, potrebbero fare la loro parte aumentando i prestiti dedicati a tasso agevolato”. E indica due strade: “Forme di garanzia pubblica specifiche per le donne anche non imprenditrici o incrementare le detrazioni sugli interessi pagati alle banche”.

 

 

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