Il Tribunale Amministrativo della Regione Umbria ha emesso una sentenza storica riguardante sei tifosi dell’Arezzo, che erano stati oggetto di provvedimenti restrittivi emessi dalla Questura di Perugia, segnatamente il Daspo, che li escludeva da qualsiasi evento sportivo per un periodo variabile da uno a cinque anni. Questi provvedimenti sono stati revocati in seguito alla decisione del Tar Umbria, che ha evidenziato gravi difetti procedurali nei riguardi degli accusati.
L’episodio che ha scatenato la reazione delle forze dell’ordine è avvenuto dopo la partita tra l’Arezzo e la Trestina, tenutasi il 29 gennaio 2022 a Città di Castello. Dopo la sconfitta della squadra locale per 2-0, i cento tifosi dell’Arezzo hanno espresso il loro dissenso nei confronti dei giocatori, dello staff e della dirigenza. La tensione era palpabile, influenzata dalla recente retrocessione della squadra dalla serie C e dalla mancanza di risultati soddisfacenti in campionato.
La sentenza del Tar Umbria ha dichiarato che i provvedimenti della Questura presentavano gravi carenze sotto vari aspetti, inclusi difetti di motivazione, eccesso di potere, travisamento dei fatti e mancanza di adeguata istruttoria. Di conseguenza, i ricorsi presentati dagli avvocati dei sei sostenitori amaranto, guidati da Giulio Ciabattini, sono stati accolti.
Inoltre, il tribunale ha ordinato al ministero dell’Interno di coprire le spese legali, stabilite in duemila euro, sottolineando così l’errore investigativo commesso dalle autorità nel trattare il caso. Questa sentenza ha un impatto significativo non solo per i tifosi coinvolti, ma anche per il modo in cui le autorità gestiscono e motivano i provvedimenti nei confronti dei sostenitori sportivi.
